Rospo Smeraldino: anfibio delle isole campane

Il Rospo Smeraldino non si vede più da tempo ad Ischia. Forse pochi ricorderanno le colonie di rospi (e girini) presenti in alcune aree dell’isola di Ischia (come nella pineta principale, ora nota come “Mirtina”)

Girini di Rospo smeraldino ai primi stadi di sviluppo; Ischia, Olmitello, 17 maggio 2008 (AN) – fonte: pubblicazione “l’isola dei rospi”

Sull’isola d’Ischia pare esistano 5 siti in cui poter trovare questo anfibio: Cavascura, Olmitello, Cava dell’Isola, La Rita, Pineta Mirtina. Ma dov’è? Prolifica? Il nostro ecosistema è ancora adatto ad ospitare questo “principe anfibio”?

Due rospi smeraldini in accoppiamento

Descrizione

Il rospo smeraldino (Bufotes viridis (Laurenti, 1768)) è un anfibio anuro della famiglia Bufonidae.

È più piccolo del rospo comune (Bufo bufo), infatti raggiunge al massimo i 10 cm, restando più frequentemente attorno ai 7 cm. La colorazione è molto variabile: marrone o bianco con chiazze verde smeraldo. Frequentemente la sua livrea è impreziosita da puntini rossastri. Le ghiandole parotoidi si trovano, come nel rospo comune, sul collo, ma sono più allungate.

I girini di Bufotes viridis sono grigio-marrone e lunghi anche 4,5 cm e crescono nutrendosi soprattutto di alghe e altri minuscoli materiali organici. La temperatura dell’acqua nella zona dove si trovano deciderà la velocità della loro metamorfosi: più è calda l’acqua, più veloce sarà la metamorfosi. Questo perché l’alta temperatura dell’acqua è sintomo che la loro pozza si sta prosciugando. Da ricordare che i girini di rospo smeraldino sopportano anche elevati gradi di salinità dell’acqua.

Ai girini spuntano dapprima le zampe posteriori, e successivamente le zampe anteriori: da questo momento iniziano a digiunare, perché il loro apparato boccale (e digerente) si sta trasformando: infatti da onnivori diverranno insettivori. La metamorfosi dura uno o due giorni; il metamorfosando inizia ad assorbire la coda, e nel giro di appunto 24 – 48 ore scomparirà. La sua pelle è ancora liscia per favorire la traspirazione. A differenza del rospo comune, il neometamorfosato di rospo smeraldino inizierà a mangiare dopo appena un giorno.

Il rospo smeraldino si trova nell’Europa continentale, in Asia e nel Nord America.
In Italia la sua presenza è limitata al Friuli-Venezia Giulia, alla Toscana, al Veneto, alla Lombardia, all’Emilia-Romagna alla Puglia, alla Basilicata, alla Calabria, in Campania al Trentino-Alto Adige e alla Sardegna. 

Si adatta a differenti habitat tra cui steppe, zone di montagna, aree semi-desertiche e zone urbane

Fonte: Wiki

Aggiornamento: Trovati nuovi esemplari dell’anfibio ad Ischia

Il Museo degli scavi della Basilica di S. Restituta (in Lacco Ameno)

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La storia degli scavi presso la Basilica di S. Restituta a Lacco Ameno ha inizio negli anni 50’ del secolo scorso, quando si decise di fare dei lavori di ristrutturazione nell’antica cappella dedicata alla martire africana Restituta. Nessuno poteva immaginare che al di sotto del pavimento maiolicato era custodito un vero e proprio tesoro che raccontava fedelmente la storia dell’isola d’Ischia sin dai suoi albori. Subito al di sotto del piano di calpestio si trovò un altro pavimento a piastrelle maiolicate incastonate tra mattoni grezzi risalente al 1470; continuando a scavare si arrivò a mettere in luce i resti di un pavimento romano in opus cementicium e tre sarcofagi. Il rettore della chiesa, Pietro Monti decise allora di indagare sistematicamente tutta l’area al di sotto dell’attuale Basilica. I lavori proseguirono sino al 1974 ed hanno permesso di individuare principalmente due contesti diversi. Un’area cimiteriale con sepolture stratificate su tre livelli identificati da diverse tipologie deposizionali che vanno dal VI-VIII sec. d. C. al IV sec. d. C.; tra queste da segnalare sono le “tombe a cappuccina” in cui il corpo inumato veniva coperto da tegole o mattoni disposti a spiovente; per i bambini è invece testimoniato il diffuso uso dell’ enkytrismos ossia l’inumazione in anfore. L’altra area scoperta è quella che probabilmente doveva essere la zona industriale della colonia greca di Pithekoussai. Infatti sono ben visibili impianti di fornaci, officine per la lavorazione dell’argilla e vaschette di decantazione. I vasi prodotti qui erano esportati dai primi coloni greci in tutto il Mediterraneo, testimonianza del ruolo centrale che ha sempre avuto l’isola come luogo di incontro di popoli e culture diverse.  Questa vivacità è testimoniata anche dai materiali che ritroviamo nelle sale sotterranee adiacenti agli scavi. Tra questi, oltre ai vari corredi, cippi funerari romani e cristiani, da notare è una testina fittile raffigurante la dea Demetra (IV sec. a.C.) e numerosissimi esemplari di ceramica greca geometrica e subgeometrica. Su uno di essi è stata graffita una incisione che riproduce la costellazione di Bootes, punto di riferimento per gli antichi navigatori euboici verso il lontano occidente. Possiamo poi trovare un’antefissa in argilla a vernice rossa (VI secolo a.C.) e un’arula in marmo bianco levigata a scalpello (III secolo a.C.). Al di sotto del livello della chiesa attuale sono visibili i resti dell’antica basilica paleocristiana, nucleo primigenio del cristianesimo isolano, di cui sopravvivono i pilastri di tufo, il sedile per il presbiterium, un antichissimo fonte battesimale e uno scorcio di affresco del V sec. d.C. raffigurante una croce gammata. La caratteristica che rende unico questo luogo è la commistione tra le evidenze archeologiche e percorso espositivo, tanto che ad essere musealizzata è l’intera area di scavo, possiamo dunque parlare di un vero e proprio “museo dello scavo”.

a cura di Francesco Lamonaca

Il museo dello scavo (attualmente chiuso)
Testa Fittile di Demetra, IV sec a.C.

#TolkienReadingDay 2015 – Leggere tra torri medievali e panorami mozzafiato

Leggere per educare. Leggere per se stessi. Leggere per il prossimo. Leggere per il territorio. Sono tante le declinazioni da poter dare ad una delle attività che compiamo più di frequente nell’arco della giornata e che più sottovalutiamo, a volte.

Il potere della parola scritta e della lettura della stessa ha delle sfumature inimmaginabili, arriva dove altri non pensano nemmeno di potervi giungere. I meccanismi attivati dalla lettura, sia essa attiva o passiva, sono molto forti e spesso talmente automatici da essere messi in pratica e vissuti senza una reale presa di coscienza.

Chi legge un libro non è mai la stessa persona dopo averlo fatto. Ed è vero. Leggere significa farsi trascinare in una dimensione altra, in un mondo nuovo nel quale riscoprire quello reale.

Per il secondo anno consecutivo torna, sulla scia di questo, l’appuntamento Tolkien Reading Day Ischia che, legandosi alla giornata mondiale dedicata alle letture delle opere del Professor, vuole offrire uno spunto in più per amare il territorio e la nostra isola.

Ischia, isola verde, ideale Terra di Mezzo, con tutti i suoi popoli che la abitano e la caratterizzano. E’ impossibile non ritrovare dei tratti degli scritti di Tolkien nella nostra isola, siano essi naturalistici che non. Da qui la spinta verso una letteratura e lettura verde, che pone l’ambiente al primo posto e spinge ad immedesimarsi nei personaggi e nelle storie, identificando il territorio con i luoghi di fiaba, amandoli e rispettandoli ancora di più.

Diventare guardiano del proprio territorio, proprio come i personaggi del mondo fantastico ricreato da Tolkien, con gli Elfi, gli Hobbit, i signori di Rohan, i Nani, gli Uomini e tanti altri ancora, è una delle chiavi di lettura per uno sviluppo sostenibile sulle orme delle opere letterarie che più ci piacciono ed intrigano.

Guardiamo gli alberi, e li chiamiamo “alberi”, dopo di che probabilmente non pensiamo più alla parola. Chiamiamo una stella “stella”, e non ci pensiamo più. Ma bisogna ricordare che queste parole, “albero”, “stella”, erano (nella loro forma originaria) nomi dati a questi oggetti da gente con un modo di vedere diverso dal nostro. Per noi un albero è, semplicemente, un organismo vegetale, e una stella semplicemente una palla di materia inanimata che si muove lungo una rotta matematica. Ma i primi uomini che parlarono di “alberi” e di “stelle” vedevano le cose in maniera del tutto differente. Per loro, il mondo era animato da esseri mitologici. Vedevano le stelle come sfere di argento vivo, che esplodevano in una fiammata in risposta alla musica eterna. Vedevano il cielo come una tenda ingioiellata, e la terra come il ventre dal quale tutti gli esseri viventi sono venuti al mondo. Per loro, tutta la Creazione era intessuta di miti e popolata di elfi.

(citato in Paolo Gulisano, Tolkien. Il mito e la grazia, Ancora, Milano 2007, p. 6)

Ischia è una Terra di Mezzo e per il Tolkien Reading Day abbiamo scelto come location la torre medievale di Barano. Un luogo particolare, incastonato tra le moderne case ischitane, con un panorama mozzafiato e gli orari di apertura e la segnaletica un po’ misteriosi (come si vede dalle foto) offre più di una postazione ideale per dedicarsi alla lettura e alla riscoperta di alcuni aspetti di sé e della società, forse sottovalutati.

E voi cosa aspettate? Rispolverate un vostro libro tolkeniano e lanciatevi nella riscoperta dell’ambiente che vi circonda.

Libri e territorio, un potenziale da esplorare… leggere ci aiuta a crescere.

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