Il popolo di Durin – a proposito degli inizi dei Nani

[…] Dei Nani vengono narrate strane storie, sia dagli Eldar che dagli stessi Nani; ma poiché sono eventi accaduti in tempi assai lontani dai nostri, ne parleremo brevemente. Durin è il nome che i Nani diedero al più anziano dei Sette Padri della loro razza, predecessore di tutti i re dei Lungobarbi. Egli visse solo, finché negli abissi del tempo all’epoca del risveglio del suo popolo giunse ad Azanulbizar, e stabilì la propria dimora nelle caverne sul Kheled-zâram a est delle Montagne Nebbiose, dove poi furono le famose Miniere di Moria decantate da tanti menestrelli.

Turner Mohan – primitive dwarves concept

Egli visse così a lungo che tutti lo chiamavano Durin il Senza-morte. Eppure finalmente morì, prima che fossero finiti i Tempi Remoti, e la sua tomba si trova a Khazad-dûm; “ma la sua linea non si estinse mai, e per cinque volte nacque nella sua casa un erede talmente simile al suo Avo, che ricevette il nome di Durin. I Nani erano in verità convinti che ognuno di questi eredi fosse la reincarnazione del Senza-morte; essi hanno infatti molte strane storie e credenze a proposito di loro stessi e del loro destino nel mondo.

Dopo la fine della Prima Era il potere e la ricchezza di Khazad-dûm crebbero enormemente; infatti poterono approfittare di tutti coloro che fuggirono dalle antiche città di Nogrod e Belegost nelle Montagne Azzurre, ai tempi del crollo di Thangorodrim, e si rifugiarono a Khazad-dûm, recando con sé le loro arti e tradizioni. Il potere di Moria perdurò attraverso gli Anni Oscuri e il dominio di Sauron, perché malgrado la devastazione dell’Eregion e la “chiusura dei cancelli di Moria, le sale di Khazad-dûm erano troppo profonde e resistenti e piene di gente numerosa e ardita che Sauron non avrebbe potuto conquistare dall’esterno. Così le ricchezze dei Nani rimasero a lungo intatte, nonostante il popolo cominciasse a diminuire.

Accadde che verso la metà della Terza Era il re era di nuovo Durin, il sesto di questo nome. Il potere di Sauron, servitore di Morgoth, stava ricominciando a crescere nel mondo, benché l’Ombra nella Foresta che costeggiava Moria non fosse stata ancora riconosciuta come opera dell’Oscuro Signore. Tutte le entità malefiche erano in movimento. I Nani scavavano molto in profondità a quei tempi, cercando sotto il Barazinbar filoni di mithril, il metallo dal valore inestimabile che diveniva di anno in anno sempre più difficile da ottenere.

E fu così che risvegliarono un essere orrendo che, fuggito da Thangorodrim, era rimasto nascosto nelle viscere della terra sin dalla venuta dell’Esercito dell’Ovest: un Balrog di Morgoth. Esso uccise Durin, e l’anno seguente suo figlio Náin I; allora la gloria di Moria svanì, e i suoi abitanti vennero decimati e costretti a fuggire.

Estratto di John Ronald Reuel Tolkien, Il Signore degli Anelli, Appendice A, “Il popolo di Durin”

In copertina: Durin the Deathless

Il Balrog – 25 Gennaio 3019

Il racconto dello scontro tra il Cavaliere Bianco ed il demone Balrog nelle profondità della montagna di Moria

“Dicci almeno ciò che vuoi, e ciò che il tempo permette”! pregò Gimli. “Suvvia, Gandalf, narra il tuo viaggio col Balrog!”

Non pronunziare questo nome!”, esclamò Gandalf; e parve che per un momento un’ombra di dolore gli offuscasse il volto, ed egli rimase muto, vecchio come la morte. “Caddi per molto tempo”, riprese infine lentamente, come se riandare indietro con la mente gli fosse difficile. “Caddi per molto tempo, e lui con me. Il suo fuoco mi avvolgeva. Avvampai. Poi precipitammo nelle acque profonde e tutto fu buio. Erano fredde come il mare della morte, e mi ghiacciarono quasi il cuore”.

Balrog: fuoco, fango e melma

“Profondo è l’abisso varcato dal Ponte di Durin, e nessuno mai lo ha misurato”, disse Gimli.“ Tuttavia ha un fondo, al di là della luce e di ogni conoscenza”, disse Gandalf. “Ivi giunsi infine, nelle estreme fondamenta della pietra. E lui era ancora con me. Il suo fuoco era spento, ma ora si era tramutato in un essere di fango e melma, più forte di un serpente strangolatore.

“Lottammo a lungo nelle profondità della viva terra, ove il tempo non esiste. Sempre mi afferrava e sempre io lo colpivo, e infine fuggì attraverso oscure gallerie. Non erano state scavate dal popolo di Durin, Gimli figlio di Glóin. Giù, molto più giù dei più profondi scavi dei Nani, esseri senza nome rodono la terra. Persino Sauron non li conosce. Essi sono più vecchi di lui. Adesso io ho camminato in quei luoghi, ma non narrerò nulla che possa oscurare la luce del sole. Disperato com’ero, il mio nemico era l’unica speranza che avessi, e lo inseguii afferrandogli le caviglie. Così mi condusse dopo molto tempo nei segreti passaggi di Khazad-dûm, che conosceva sin troppo bene. Poi continuammo a salire, sempre più in alto, e giungemmo all’Interminabile Scala”. “Un grande fumo s’innalzò intorno a noi, vapori e foschie si sprigionarono. Il ghiaccio cadde come pioggia. Scaraventai giù il mio nemico, e lui precipitando dall’alto infranse il fianco della montagna nel punto in cui cadde. Allora fui avvolto dall’oscurità, errai fuori dal pensiero e dal tempo, e vagabondai lontano per sentieri che non menzionerò.

“Infine fui rimandato indietro nudo, per un breve tempo, finché la mia missione non sia compiuta”

Estratto da: J.R.R. Tolkien, “Il Signore degli Anelli” – Le due Torri, capitolo “Il Cavaliere Bianco”, pag. 552-553 (ed. Bompiani Vintage)

In copertina: The Shadow and the Flame ( LOTR ) by AnatoFinnstark on DeviantArt