LA โCOPPA DI NESTOREโ E LA SUA ISCRIZIONE
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Tra le numerose conquiste che il mondo greco ha raggiunto e ci ha tramandato, un posto di assoluta rilevanza spetta alla scrittura. I Greci recepirono la scrittura di tipo alfabetico dai Fenici, adattarono il sistema alle caratteristiche della propria lingua, arricchendolo, rielaborandolo ed infine diffondendolo sin nel lontano Occidente, che nel frattempo stavano arditamente colonizzando. Grande importanza nella storia dellโalfabeto e della sua diffusione รจ rivestita dalle genti che abitavano lโisola di Eubea, i Calcidesi e gli Eretriesi. Essi, audaci navigatori, per primi si spinsero verso le coste italiche fondando proprio ad Ischia quella che viene considerata la prima colonia greca occidentale: Pithekoussai, giร nella prima metร dellโVIII sec. a.C. Proprio qui รจ stato rinvenuto questo insigne reperto che ci riporta alle radici della nostra civiltร .
Si tratta di una Kotyle tardogeometrica, ossia una particolare forma potoria di coppa che i greci utilizzavano per bere durante il simposio. Essa รจ di manifattura rodia ed รจ stata importata a Pithekoussai dove ha ricevuto la famosa iscrizione graffita che reca i segni caratteristici dellโalfabeto euboico. Probabilmente essa risale al lasso di tempo 735-720 a.C. La coppa fu portata alla luce nellโottobre del 1954 dallโarcheologo di origine tedesca Giorgio Buchner e proviene da una tomba a cremazione di un ragazzo di 10-14 anni. Questa scoperta si rivelรฒ eccezionale sotto molti punti di vista e contribuรฌ a gettare luce sulla fase piรน antica della colonizzazione greca e sulla storia arcaica in generale. In primo luogo dobbiamo osservare che la c.d. โcoppa di Nestoreโ faceva parte di un corredo piรน ampio che comprendeva, tra gli altri reperti: crateri euboci, crateri locali, oinochoai, skyphoi, una fibula di argento con arco serpeggiante e una serie di preziosi aryballoi protocorinzi. Un corredo molto ricco che costituisce una eccezione rispetto agli altri, pur generosi, rinvenuti nella necropoli di San Montano. Ma non finisce qui. Questo corredo rappresenta un โkitโ completo da simposio, pratica riservati ai maschi adulti, da cui erano esclusi i ragazzi di cosรฌ giovane etร , quindi questi oggetti non sono stati realmente usati dal fanciullo. Si ritiene che la sua famiglia, occupante certamente una posizione elevata nella gerarchia sociale della nascente colonia di Pithekoussai, abbia voluto esibire il proprio status e ricompensare il povero fanciullo donandogli tutta una serie di oggetti che potessero essergli utili nella sua vita ultraterrena, in una sorta di simposio nellโaldilร .
Ma lโaspetto che ha reso questo reperto celeberrimo in tutto il mondo รจ la sua iscrizione. Essa, ad oggi, รจ considerata la piรน antica attestazione di scrittura alfabetica in lingua greca. Il testo consiste in tre versi di carattere epicheggiante (il secondo e il terzo rigo dei perfetti esametri, il metro usato per lโepica omerica). Infatti in esso รจ citato il saggio re della sabbiosa Pilo cantato nellโIliade, il quale possedeva una meravigliosa coppa. Lโiscrizione, in alfabeto euboico, รจ retrograda, ossia si legge destra verso sinistra. Da quando questo testo รจ stato pubblicato per la prima volta, nel 1955, molti insigni grecisti hanno proposto vare interpretazioni, ma la soluzione continua a rimanere incerta. Qui si vuole proporre una possibile traduzione:
โLa coppa di Nestoreโฆera buona a bersi;
ma chi beva da questa coppa, subito quello sarร preso
dal desiderio di amore per Afrodite, dalla bella corona.โ
Come si puรฒ notare nel primo verso lโiscrizione presenta una lacuna ed a seconda della sua integrazione possiamo avere una sfumatura di significato diversa. Le possibilitร interpretative sono sostanzialmente due. Una prima tesi vuole che Nestore sia il proprietario della coppa. In questo caso lโintegrazione da fare sarebbe quella del verbo essere: โIo sono la coppa di Nestoreโฆโ Il Nestore della coppa sarebbe dunque un omonimo del re di Pilo ed avrebbe giocato su questa omonimia nel comporre lโepigramma. Lโaltra possibilitร vuole che venga fatto dal proprietario dellโoggetto un confronto, una sorta di sfida, tra la sua coppa pithecusana e quella omerica di Nestore. Quindi lโanonimo autore dellโiscrizione vuole dirci che la sua coppa ha su quella ben piรน celebre di Nestore una vantaggio: quello dโispirare desiderio dโamore in chi ne beva. Comunque stiano le cose, di grande interesse รจ lโallusione a Nestore. Essa dimostra che il testo omerico, o almeno la tradizione che lo ispirรฒ, era giร nota nellโVII sec. a.C. nel mondo greco dโOccidente. Ci testimonia di un uso colto della scrittura giร in epoca cosรฌ arcaica; inoltre testimonia come i pithecusani avessero giร familiaritร con questo nuovo strumento comunicativo e di come esso fosse diffuso nelle sfere alte della societร , ossia tra gli aristocratici che partecipavano al simposio. Dobbiamo immaginare che proprio in occasione di uno essi il proprietario abbia inciso e declamato questi suoi versi, mentre inebriati dal vino, i suoi simposiasti lo ascoltavano divertiti e si lasciavano prendere da Afrodite. Un reperto straordinario che ci fornisce una straordinariamente vivida istantanea di un mondo lontano nel tempo, in cui Eros e Thanatos si intrecciano in uno straordinario racconto che รจ quello delle origini della nostra civiltร occidentale.
a cura di Francesco Lamonaca