Secondo appuntamento con la rubrica dedicata alle interviste dei nostri amici Tolkeniani DOC. Oggi diamo la parola a Salvatore, grande appassionato di Tolkien, Ent innamorato del Tengwar e Cosplayer per passione.
Salvatore è un Ent un po’ particolare, per la sua specie. Gli Ent , o “Onodrim”, solitamente ,”riflettono e parlano molto lentamente, e danno poca confidenza alle altre razze, eccezion fatta per gli Elfi”. Quando ti ho conosciuto ho avuto questa impressione: essenzialmente semplice come persona, ma allo stesso tempo ho notato un “denied access”: una confidenzialità contenuta. Raccontaci le similitudini del tuo carattere con questi personaggi fantastici e se ti senti Ent tutti i giorni, o se nel weekend c’è una dilatazione verso personaggi meno pacifici e “guerrafondai”
Mi è stato spesso detto che sembro cortese ma distaccato. Concedo difficilmente vera confidenza ma in realtà mi affeziono al prossimo molto facilmente. Nel corso della mia vita ho dovuto imparare che dovrei fidarmi per lo più degli animali: le persone mi hanno deluso troppo spesso, anche in modi gravi (e purtuttavia non mi sono ancora arreso con gli umani).
In società vesto una maschera e durante le feste o le uscite di gruppo posso sembrare esuberante, molto aperto: cerco di sollevare gli animi e far sorridere tutti, per quanto mi sia possibile. In realtà dove mi sento a casa è negli ambienti in cui gli animi sono miti, sereni, disposti a ragionare e porsi interrogativi, sempre privi di una risposta che sia univoca e semplice da spiegare.
Nella lingua degli Ent non si può nominare un oggetto se non esplicandone nel nome la sua intera storia; il passo successivo all’Antico Entese credo consista nell’inserire tutti i collegamenti, le embricature, le retroazioni e le complicazioni relative al sistema in cui l’oggetto del discorso è contenuto: forse pochi passi più in là si troverebbe Il Canto della realtà, L’Essenza stessa delle cose così come Cantata nell’Ainulindale. C’è chi dice che se non puoi spiegare una cosa con poche parole, non la hai capita; io credo invece che benché sia fondamentale la capacità di analizzare, comprendere e infine sintetizzare, niente si possa veramente riassumere in poche parole.
Probabilmente “superficiale” e “frettoloso” sono gli aggettivi che mi trovo a usare più spesso per descrivere ciò che mi circonda. Quanto a me, sono infinitamente ignorante ma tento di esserne consapevole. Nel carattere potrei somigliare un po’ ad un Ent, un po’ ad uno Hobbit (nello spirito) ma anche ad uno dei Noldor.
Non è raro che, circondato da persone, mi senta solo. Per quanto mi affezioni in fretta e per quanto sia incline ad ascoltare e aiutare il prossimo (amo le persone felici, amo la serenità e difficilmente mi sento estraneo ai problemi altrui), pure trovo solo raramente qualcuno con cui valga la pena aprirmi: so per esperienza che la maggior parte delle parole che pronuncio non vengono ascoltate che per cortesia o peggio per falsità (con secondi fini), e vengono subito dimenticate se non possono essere utilizzate per un profitto materiale. Spesso restare in silenzio mi gratifica di più che sprecare parole per chi non le merita; quando proprio son costretto a chiacchierare per motivi sociali, tendo a dire banalità o cose che non penso, più che altro per stimolare al dialogo il mio interlocutore e poterlo ascoltare. Ogni tanto faccio l’errore di aprirmi e parlare col cuore: fino ad oggi me ne sono dovuto pentire quasi sempre.
“Dalla parte di nessuno, perché nessuno è dalla mia parte” dice Barbalbero a Merry e Pipino. Io probabilmente vorrei essere così ma tendo sempre a scivolare: mi affeziono facilmente, cerco di aiutare il prossimo e finisco per prendere le parti di tutti, ascoltare tutti, aiutare tutti ed essere spesso tradito.
Nonostante ciò, non ho ancora perso il vizio di affezionarmi al prossimo e di cercare di rendermi utile non solo per costruire la mia felicità ma anche quella altrui.
Forse…
In verità ho poca fiducia nelle capacità critiche del popolo italiano. Non possediamo più memoria e senso storico, nessuno ricorda cosa un politico abbia ufficialmente dichiarato il giorno prima, il mese prima, un anno prima, quaranta anni prima; come diretta conseguenza abbiamo da molti decenni al potere le stesse persone, benché molte siano implicate in delitti di mafia, stragi, attentati contro la sovranità nazionale, catastrofi ambientali. Nel migliore dei casi, sono solo degli incompetenti.
Mentre io scrivo, la sovranità di questo Paese è tenuta in scacco dalle opposte forze di un ex-concorrente di quiz televisivi (scialbo, raccomandato, ignorante come pochi e con meno competenze di quelle che sfoggiavo a 15 anni), di un ex-comico/ex-guru che ha riunito sotto di sé una orda di manipolabili disperati (che stanno scadendo sempre più nel qualunquismo) e di un famigerato criminale ricercato anche dall’Europol (che ne attende l’estradizione; inoltre lo Stato Italiano paga alla Comunità Europea una multa salatissima poiché ha rifiutato di applicare una sentenza definitiva contro questo criminale), losco soggetto che sembra reggere il destino di tutti benché sia stato in passato implicato persino in un colpo di stato fallito (reato per il quale vige la pena di morte in molti paesi civili; noi italiani abbiamo invece colpevolmente eletto più volte questo delinquente come nostro Premier, benché due eroi nazionali come Falcone e Borsellino stessero indagando proprio su di lui quando vennero uccisi).
I meno peggiori tra i personaggi pubblici italiani sono degli arrivisti fannulloni e buoni a nulla sul tipo di un Fabrizio Corona o di una Simona Ventura (entrambi variamente assurti a role-models). Il nostro sistema scolastico è stato smantellato (così come programmato nel pur fallito colpo di stato della P2) e viviamo in un Paese in cui vengono severamente condannate l’onestà, l’intelligenza, la capacità, la preparazione, la voglia di fare bene (che è l’opposto della “voglia di fare”) poiché sono viste come nemiche dell’ordine costituito (ordine costituito da disonesti inetti). Se potevamo e dovevamo essere Rivendell, L’Ultima Casa Accogliente degli Elfi (Casa del Bello, del Vero, del Buono, dell’Arte), siamo purtroppo diventati una Orda Orchesca.
Qui in Italia l’opera di Tolkien fu inizialmente osteggiata dalla cultura ufficiale (cioè “di sinistra”) col risultato di una appropriazione identitaria da parte dei neofascisti. Nelle decadi successive avvennero vari tentativi di riappropriazione dei miti del Professore di Oxford, soprattutto ad opera di estremisti Cattolici che sono riusciti facilmente a travisare e banalizzare quanto di bello esistesse nella Terra di Mezzo. Novelli Morgoth, novelli Sauron, persone deprecabili (di Destra, di Sinistra o Cattolici che siano). Il risultato è che siamo l’unico Paese al mondo in cui l’epos Tolkieniano non è mai stato recepito, benché fossimo dotati dei migliori presupposti per comprenderlo appieno. Sento ancora Tolkien rivoltarsi nella tomba a causa di ciò.Avevo sinteticamente risposto con un “Forse”, il che significa che in fondo sono una persona molto ottimista.
In verità non sono un granché come cosplayer, ho solo la fortuna di aver stretto amicizia con le persone che gestiscono un gruppo di rievocatori: “I Cantori del Westeros”. Vi entrai a novembre del 2011 quando ancora si chiamavano “Seekers of Truth”, dal progetto nato un anno prima per pubblicizzare il telefilm, a rischio cancellazione, “La Spada della Verità” (basato sull’omonima saga letteraria di Terry Goodkind).
Non avevo mai prima fatto cosplay, benché fossi interessato già da anni, e l’opportunità di stringere nuove amicizie (“non mi sono ancora arreso con gli umani”) si sposò perfettamente con la follia di queste bellissime ragazze che stavano costruendo una replica dell’eponimo trono dello show HBO “Il Trono di Spade”, della cui saga letteraria (“Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”, di Geroge R.R. Martin) sono fan sin dal 2004.
Quando le ragazze scelsero il nome del gruppo fui, se non il diretto colpevole, almeno partecipe del 51% delle quote del nome: da allora in ogni fiera di Italia ci domandano “I Cantori!? E che cosa cantate?” ed io ripenso a quel giorno…
In seno al gruppo ho interpretato il Principe Oberyn Nymeros Martell (in una versione tratta dai romanzi di Martin, in seguito sostituita dalla versione mostrata nel telefilm HBO) e Loki Laufeyson, nella versione del film Avengers (un costume da 18kg, costrittivo e caldo come l’inferno e sul quale dovetti applicare personalmente circa un migliaio di borchiette; infine si rivelò una grande soddisfazione).
Ho vestito altri costumi per qualche show su palco o per sostituire qualche compagno assente (Jon Snow, ad esempio) ed ultimamente ho interpretato un walker (zombie) dallo show The Walking Dead (ultimo dei progetti messi su dal gruppo).
Dato che i Cantori del Westeros sono soprattutto un gruppo rievocativo che si dedica all’animazione nelle fiere del fumetto (come il Romics, il Lucca Comix, il Cartoomics) il lavoro è focalizzato sulla creazione di scenografie interattive, attività ludiche, piccoli show d’intrattenimento o grandi tentativi di rievocare su palco intere storie. Ultimamente la Warner Bros. Italia ci ha ingaggiati per pubblicizzare i loro prodotti in alcune fiere, soprattutto per i progetti legati a Game of Thrones ed a Doctor Who (abbiamo realizzato anche una replica del TARDIS).
In passato, quando eravamo agli inizi, partecipammo ad una gara cosplay, con il solo scopo di pubblicizzarci. Era ovviamente una gara truccata e rischiammo di infastidire gli organizzatori con la nostra presenza “estranea”. La grandeur di uno spettacolo musicale con la nostra replica del Trono di Spade (che la Warner Italia stessa ha poi eletto a “Trono della Warner” per pubblicizzare la serie TV in Italia!) e di un gran numero di figuranti dai costumi elaborati fu insostenibile ed i giudici di gara dovettero inventarsi appositamente un premio da assegnarci senza che ciò scombinasse il podio (che era “già stato deciso mesi fa”, parole degli organizzatori).
Da allora non abbiamo più partecipato a gare cosplay perché, laddove sono i distributori nazionali ad apprezzare il nostro lavoro, non abbiamo motivo per pubblicizzarci tramite gare nelle quali rischiamo anche di infastidire chi appartiene propriamente e strettamente al mondo del cosplay. All’ultimo Lucca Comix abbiamo lavorato con l’editore saldaPress (che pubblica in Italia il fumetto di The Walking Dead): poter lavorare con persone serie, umane, professionali, appassionate e cortesi è un premio che nessuna gara cosplay può eguagliare.
Il Tengwar fu il sistema di scrittura creato da Fëanor nell’Anno Valariano 1250 [Era degli Alberi]. Esso, influenzato primordialmente dal Sarati di Rúmil (fino a quell’epoca l’unico sistema di scrittura esistente) venne concepito in concomitanza dell’incorporazione delle idee linguistiche contemporanee di Rúmil. Partendo dal presupposto “malevolo” che esistono diverse traslitterazioni in lingua corrente, nonché traduzioni, quale consiglio daresti agli appassionati di questa scrittura riguardo quali testi, secondo i tuoi vecchi studi autodidattici, bisognerebbe prendere in considerazione e quali evitare per avere una conoscenza basica o approfondita delle tengwar?
Non ho studiato approfonditamente e sistematicamente le lingue della Terra di Mezzo!
Da ragazzino mi limitai a ricostruire ciò che potevo dai testi di Tolkien e nello svolgere questo lavoro mi confrontai con persone che mi furono di grande aiuto ed, in alcuni casi, mi indirizzarono verso alcuni utili mezzi che consultai con curiosità. Mi riferisco anche ad alcune pagine internet dell’epoca, su tutte Ardalambion ed il Dizionario Sindarin Hisweloke.
Oggi neppure credo di ricordare come si scriva e legga il Sindarin in tengwar, avrei bisogno di una tabella di riferimento da consultare! Sicuramente sconsiglio di affidarsi alle pagine internet prive di fonti e che parlano dell’Elfico fondendo insieme varie lingue della Terra di Mezzo ed elementi appartenenti agli immaginari di varia narrativa fantasy o del gioco di ruolo.
Il lavoro che svolsi da ragazzino su Tolkien nasceva da una passione personale circa un autore che all’epoca non era per niente di moda ed anzi qui in Italia non era stato ancora riscoperto, vuoi perché inizialmente ostracizzato dalla “Cultura di Sinistra”, vuoi perché quasi nessuno aveva ancora sentito parlare di un tale “Peter Jackson”.
All’epoca estrapolai dal corpus tolkieniano vari argomenti e concetti che negli anni seguenti sono poi in parte divenuti oggetto di tanta saggistica: il mio era un lavoro frutto di indole e passione, mi interessava ricercare e comprendere per un puro desiderio di crescita personale, spirituale. Nell’interrogarmi, ed eventualmente trovare delle risposte (e magari poi precisarle, ampliarle o superarle), non avevo intenzione di indottrinare il prossimo o di creare collegamenti strumentali tra la Terra di Mezzo e la storia, le religioni e la politica della nostra epoca, come hanno invece fatto quasi tutti quelli che abbiano pubblicato su Tolkien, qui in Italia (con la notevole eccezione dell’ottimo Wu Ming 4).
Il mio consiglio, non solo relativo allo studio delle lingue o dei popoli di Arda, è quello di studiare l’argomento che ci appassiona dalle fonti originali e contemporaneamente da lavori fatti da altri appassionati che siano però più esperti e qualificati di noi! Non ha senso studiare un argomento da saggi probabilmente scritti senza passione e solo con l’intento di vender qualche copia, forse da autori meno seri e qualificati di ciò che pensiamo! Non basta un bollino di ufficialità a comprovare competenze e affidabilità: basti pensare che quasi tutte le pronunce che possiamo udire negli adattamenti italiani dei film di Peter Jackson “(ISdA e Lo Hobbit) sono errate, proprio perché suggerite da sedicenti esperti.
In Internet alcuni siti affidabili circa la Terra di Mezzo sono “The Encyclopedia of Arda” (una “wiki” di vecchia data, molto agile e facile da consultare), “The Tolkien Gateway” (dotato di voci più approfondite ed interessanti, molto affidabile meno che nelle audioregistrazioni delle pronunce elfiche offerte da improponibili nerd in cerca d’attenzioni) ed “Ardalambion” (quest’ultimo interamente dedicato a questioni linguistiche). Le informazioni in essi contenute possono essere estrapolate tutte con un po’ di lavoro dalle opere di Tolkien (pubblicate e non), specialmente dalla lettura della History of Middle Earth (io in realtà non la ho letta interamente poiché non sono riuscito a procurarmi tutti i saggi in essa contenuti, ed in Italia non è edita a causa di una interdizione posta da Christopher Tolkien, offeso dal lavoro dozzinale che l’Editore Bompiani riservò ai primi due volumi).
“Buongiorno”. “Che cosa vuoi dire? Mi auguri un buon giorno o vuoi dire che è un buon giorno che mi piaccia o no? O forse vuoi dire che ti senti buono in questo particolare giorno? O affermi semplicemente che questo è un giorno in cui occorre essere buoni?”
“Tutte e quattro le cose penso… Posso aiutarvi?”
“Questo resta da vedere. Sto cercando qualcuno con cui condividere un’avventura”
Raccontaci le tue aspirazioni per il futuro ed i sogni nel cassetto da realizzare: qual è la tua prossima avventura?
Sogni nel cassetto tanti. La prossima avventura non saprei. Mi destreggio coi miei amici ischitani per cercare di mandare avanti l’associazione culturale che fondammo nel settembre 2009, nata da un lungo cammino che per me partì nel 2001, per altri nel 2005: “L’Ultima Casa Accogliente”. Attualmente organizziamo pochissimi eventi selezionati, laddove un tempo non mancava ogni sabato sera l’esibizione live di gruppi musicali locali, un appuntamento mensile per conferenze, i corsi di musica gratuiti, feste a tema, eventi di raccolta fondi per beneficenza e molte attività in collaborazione o a supporto di altri enti.
Per un paio d’anni una trentina di assessori (profumatamente pagati coi “nostri” soldi) hanno avuto la fortuna di avere noi a svolgere il loro lavoro, motivo per il quale noi siamo ancora per strada a cercare di affermarci e chi si occupa della “res publica” è ancora saldamente ancorato alla poltrona a grattarsi la pancia.
Una bella avventura potrebbe essere andarsene dall’Italia. Mi manca la Foresta Nera, la visitai nel 2007 mentre ero in Germania per lavoro (un fortunato ingaggio come corista in un Festival d’Opera) e non volevo rientrare in Italia, tanto ero innamorato di quei luoghi e di quel modo di vivere. Purtroppo non so quanta voglia io abbia di abbandonare tutto, forse emotivamente parlando non ne sono capace. Inoltre per ora continuo il CdL in Storia presso la Federico II (mi sono iscritto molto tardi, dopo anni di conservatorio prima e di lavori occasionali dopo) e forse intendo laurearmi prima di andare via.
Una bella avventura sarebbe riuscire a trovare un lavoro “vero” e poter avere una casa propria: a 29 anni e con 14 anni di esperienze lavorative di ogni tipo e livello non dovrebbe essere un sogno irrealizzabile. Ma questa “cerca” pare sia più difficile di quella di Erebor.
Disclaimer:
Le opinioni espresse all’interno degli articoli, sono riferibili unicamente agli intervistati. È vietato l’uso anche in parte delle foto presenti.