Il racconto dello scontro tra il Cavaliere Bianco ed il demone Balrog nelle profondità della montagna di Moria
“Dicci almeno ciò che vuoi, e ciò che il tempo permette”! pregò Gimli. “Suvvia, Gandalf, narra il tuo viaggio col Balrog!”
“Non pronunziare questo nome!”, esclamò Gandalf; e parve che per un momento un’ombra di dolore gli offuscasse il volto, ed egli rimase muto, vecchio come la morte. “Caddi per molto tempo”, riprese infine lentamente, come se riandare indietro con la mente gli fosse difficile. “Caddi per molto tempo, e lui con me. Il suo fuoco mi avvolgeva. Avvampai. Poi precipitammo nelle acque profonde e tutto fu buio. Erano fredde come il mare della morte, e mi ghiacciarono quasi il cuore”.
Balrog: fuoco, fango e melma
“Profondo è l’abisso varcato dal Ponte di Durin, e nessuno mai lo ha misurato”, disse Gimli.“ Tuttavia ha un fondo, al di là della luce e di ogni conoscenza”, disse Gandalf. “Ivi giunsi infine, nelle estreme fondamenta della pietra. E lui era ancora con me. Il suo fuoco era spento, ma ora si era tramutato in un essere di fango e melma, più forte di un serpente strangolatore.
“Lottammo a lungo nelle profondità della viva terra, ove il tempo non esiste. Sempre mi afferrava e sempre io lo colpivo, e infine fuggì attraverso oscure gallerie. Non erano state scavate dal popolo di Durin, Gimli figlio di Glóin. Giù, molto più giù dei più profondi scavi dei Nani, esseri senza nome rodono la terra. Persino Sauron non li conosce. Essi sono più vecchi di lui. Adesso io ho camminato in quei luoghi, ma non narrerò nulla che possa oscurare la luce del sole. Disperato com’ero, il mio nemico era l’unica speranza che avessi, e lo inseguii afferrandogli le caviglie. Così mi condusse dopo molto tempo nei segreti passaggi di Khazad-dûm, che conosceva sin troppo bene. Poi continuammo a salire, sempre più in alto, e giungemmo all’Interminabile Scala”. “Un grande fumo s’innalzò intorno a noi, vapori e foschie si sprigionarono. Il ghiaccio cadde come pioggia. Scaraventai giù il mio nemico, e lui precipitando dall’alto infranse il fianco della montagna nel punto in cui cadde. Allora fui avvolto dall’oscurità, errai fuori dal pensiero e dal tempo, e vagabondai lontano per sentieri che non menzionerò.
“Infine fui rimandato indietro nudo, per un breve tempo, finché la mia missione non sia compiuta”
Estratto da: J.R.R. Tolkien, “Il Signore degli Anelli” – Le due Torri, capitolo “Il Cavaliere Bianco”, pag. 552-553 (ed. Bompiani Vintage)
In copertina: The Shadow and the Flame ( LOTR ) by AnatoFinnstark on DeviantArt