I compleanni di Bilbo e Frodo sull’Eremo di San Nicola, Ischia. TANTI AUGURI!

Gli Hobbit sono creature abitudinarie, si sa! Non amano molto le avventure, fanno far tardi a cena, ma quest’anno non è stato possibile rifiutare l’invito di Padron Bilbo e del nipote Frodo: i fortunatissimi 111 anni di Bilbo (longevità aiutata da uno stravagante anello magico) ed i 33 di Frodo quest’anno si festeggiano ad Ischia! L’isola Verde che è verde come la Contea, accoglierà tutti gli Hobbit nella magnifica location dell’Eremo di San Nicola, si, il punto più alto dell’isola, a 789 metri di altitudine!
Tutte le lettere d’invito sono state spedite, tutti sono pronti per lasciare la tranquilla Contea e recarsi ai porti Grigi dove attraverseranno il lungo mare sul traghetto che li porterà nel posto più incantevole del Mediterraneo! La famiglia Tuc dei grandi Smial, i conti Brandibuck sono sulle sponde dei porti grigi dalla mattina, sotto l’arsura del caldo settembrino, timorosi di fare tardi e perdere prestigio in autorità… Sono proprio testardi! Boffin e Soffiatromba sono ancora in casa (quella dei Soffiatromba) a decidere se portare per il viaggio formaggio o maiale salato, in un grande cestino da picnic, e sanno già che si attarderanno, la partenza è fra 5 ore, a mezzogiorno! Fredegario Bolgeri, nel suo panciotto ampio, si sente soddisfatto di come ha progettato le vacanze/compleanno ad Ischia e boccheggiando la sua pipa, da calmo, si gira alla porta di casa e grida ai suoi parenti di affrettarsi, con una espressione annoiata, di chi non ha pensato per nulla ai preparativi, se non i propri, cioè la pipa e tabacco.

“È ora! Bisogna incamminarsi, Signori e Signore”, e mentre i parenti escono caricati come muli di cibo e bevande, egli col dito mostra la via da seguire che dal Decumano Est conduce ai Porti Grigi, come un capitano avventuriero! Alcuni alzano gli occhi al cielo, altri sorridono, altri sono un po indignati, ma si parte! (Direbbero gli Hobbit Ischitani: “Jammenè, ce vulimm movere?”) Dei Paffuti sappiamo che impiegarono poco tempo per prepararsi, senza caricarsi di particolare bagaglio, preferendo e prefiggendosi questa volta di godersi questa avventura che di strambo ha tutto quello che ci si immagina di Bilbo Baggins, meravigliandosi dall’arrivo dell’invito; si ritrovarono a bofonchiare ai porti Grigi insieme ai Tuc e Brandibuck dopo un paio d’ore dall’arrivo degli stessi, alternando l’attesa con qualche fumata di pipa. Milo, Mosco e Rufo dei Rintanati con un buongiorno nelle vene invece partono lesti la mattina del 22 settembre sotto il piacevole sole a passo trotterellante e con pochi bagagli anch’essi, congiungendosi per strada con i Serracinta , i Tassi e i Boncorpi, stranamente contagiati dall’allegria dei Rintanati, presi ormai dal desiderio di avventura. Bilbo e Frodo arrivano ai porti, condotti da un carretto e con a seguito una moltitudine di Baggins e Boffin alle undici di mattino; gli spazientiti Tuc e Brandibuck insieme ai Paffuti gridano un fragoroso “Ohhhh, finalmente”, alla vista della carovana e di tutti gli invitati accorsi all’appuntamento.

Bilbo si alza in piedi sul carretto, circondato dai suoi beneamati concittadini, ed un applauso improvviso inonda i Porti Grigi. Con un cenno della mano Bilbo chiede la parola:

“Benvenuti, cari Hobbit, so che molti di voi trovano stravagante questa idea di festeggiare i nostri compleanni aldilà del mare, sulla cima di una isola sconosciuta, ma vi assicuro che il cibo, il buon vino e la cortesia degli Hobbit ischitani vi lascerà senza parola, per non parlare della musica che allieterà questo evento che tanto ho desiderato festeggiare insieme a voi!”

Soffiatromba, Tronfipiede e Sackville-Baggins guardavano attoniti la scena dell’osannata a Bilbo, riducendosi a dover accettare in definitiva il fatto che non potevano più tornate indietro, sopratutto perché sarebbe stata una grave scortesia, avendo ricevuto un biglietto d’invito scritto in oro (infatti meditavano su come avrebbero potuto guadagnarci qualcosa su, alla fine di questo viaggio inaspettato!)

E così, il traghetto blu e giallo posizionato nella parte Est del porto aprì il suo portellone per caricare i centoquarantaquattro ospiti, tutti muniti di singola borsa da viaggio e borse e cestini complementari: avanzavano lentamente e inciampavano nel portellone sotto i loro piedi come dei buffi orsacchiotti, sorte che toccò anche ai fastosi Tuc e Brandibuck, i quali non mascherarono dissenso nella scelta di cotale mezzo di moderna navigazione. Bilbo e Frodo salirono quando tutti furono a bordo e stettero bene attenti a non inciampare col loro bagaglio leggero… Il portellone iniziò ad alzarsi velocemente e Frodo e Bilbo corsero in discesa raggiungendo gli altri, mentre una risata dei presenti determinò l’iniziò del viaggio.

La nave blu e gialla era dotata di due piani, uno aperto in alto ed uno chiuso per metà in basso: i Tronfipiede (che Bilbo salutò per primi, infatti sedette nelle panchine vicine) si erano seduti all’aria aperta sotto un tendaggio un po strano, a forma di vela, sfoggiando a buon diritto i loro piedi grossi e pelosi e l’aria sollazzava la grossa peluria, e fumarono tutto il tragitto di un’ora che li separava dal viaggio via terra che li avrebbe portati in cima all’Eremo.

Baggins e Boffin preferivano invece stare ai “piani bassi”, in piedi, un po preoccupati per il viaggio si affacciavano sovente per sondare l’orizzonte, anche perché non erano abituati per nulla a queste “imbarcazioni moderne” (e non si sarebbero mai abituati), e d’un tratto decisero di tirare fuori la seconda colazione e qualche strumento da suonare e così anche il piano superiore fu inondato di suoni e risate: la colazione fu “estremamente piacevole“, e non si accorsero che iniziava già a vedersi il profilo dell’isola d’Ischia. Uno stormo di gabbiani si affacciava incuriosito nel piano inferiore, mentre una parte volava intorno alla nave: gli Hobbit dei piani bassi lanciarono un po di pane e qualche pezzetto di frutta e, seduti a terra, si divertivano nel vedere quegli uccelli avvicinarsi. Tuc e Brandibuck sedevano ai piani superiori, lontani da Tronfipiede e Bilbo, facendo una disperata “comunella” con Soffiatromba, Scavari, Tronfipiede e Sackville-Baggins e ascoltavano la conversazione tra loro:

Se mi è concesso riferirmi a tempi ormai lontani, è anche l’anniversario del mio arrivo a Esgaroth sul Lago Lungo, in una botte. In quell’occasione dimenticai completamente che era il giorno del mio compleanno.

Ascoltando le parole di Bilbo, alcuni furono incuriositi, altri tennero testa al loro caratteraccio presuntuoso, ma non potevano non meravigliarsi delle bellezze che stavano ammirando con i loro occhi: la nave si stava avvicinando molto rapidamente ai porti degli Hobbit ischitani e la natura iniziava a delinearsi: tutti si affacciavano per guardare il mare color smeraldo e le sagome delle strane abitazioni, per nulla interrate, bensì alte e con strane finestre ampie. Il paesaggio lussureggiante sembrava mettere tutti di buon accordo ed umore. Bilbo, affacciandosi al piano basso, disse a gran voce:

“Vi devo comunicare che siamo arrivati! Preparate i vostri bagagli e avvicinatevi al grande portellone, stiamo attraccando al ponte di Ischia Porto!”

Baggins e Boffin si catapultavano ansiosi di sbarcare mentre i Serracinta, i Tassi, Boncorpi e i Rintanati si stavano appena svegliando da un torpore da navigazione. Tutti gli altri “superiori” aspettarono con entusiasmo la discesa dei piani bassi, che già erano per metà fuori dal traghetto, dove un grosso gruppo di Hobbit Ischitani li attendeva in una fragorosa accoglienza, cantando una tradizionale canzone:

Ischia, paraviso ‘e giuventù,
Ischia, chistu mare è sempre blu!
Chistu cielo ch’è n’incanto,
chistu golfo ch’è nu vanto
chesto ‘o tiene sulo tu!
Sti bellizze songhe ‘o vero!
Chesto ‘o dice ‘o forestiero,
ca scurdà nun te pò cchiù.

Dopo la festosa accoglienza, tutti gli Hobbit, carichi di borse a seguito, si avviano verso tre grandi autobus di linea, per l’occasione muniti di una grande insegna con le lettere CS, che in Hobbit ischitano significa Cittadina Superiore: gli autobus si dirigono a Serrara Fontana, per raggiungere il luogo della festa: l’eremo di San Nicola. Tre autobus decisamente “stretti”, un po per disposizione dei posti, un po per la calura del luogo, in clima ancora decisamente estivo. Baggins e Boffin sul primo autobus si spintonano allegramente, facendo una gara a chi raggiunge l’ultimo posto in fondo; in poco tempo il corridoio dell’autobus è inondato da Hobbit caduti nella corsa e sotto e sopra di loro, borse e cestini rotolati! Dopo una risata generale tutti prendono posto ed è ora di pranzo! Nel secondo autobus Tronfipiede ed i parenti prendono disposizione ai primi posti, e cosi anche Bilbo e Frodo, Serracinta, i Tassi, Boncorpi e i Rintanati. Bilbo intona una allegra canzone della Contea, alla quale Serracinta Tassi e Boncorpi partecipano allegramente. I Rintanati si sistemano in fondo e si riaddormentano, senza fare pranzo, e poi d’un tratto l’autobus parte e gli Hobbit guardano attenti e incuriositi lo strano mezzo che si sta muovendo. Alla fine della carovana d’autobus, Tuc e Brandibuck nell’ultimo, ristorati finalmente da una deliziosa quanto strana aria fresca proveniente dall’interno.

L’autobus Baggins e Boffin è sicuramente quello più animato da canzoni e buon cibo, quello presediato da Bilbo sta assumendo carattere di festa: molti hanno aperto le borse per rifocillarsi con un breve pranzo e Bilbo si diverte a passare nel corridoio, parlando con i suoi parenti, mentre Frodo se la spassa allegramente con le canzoni e non vede l’ora di raggiungere l’Eremo. Tuc e Brandibuck parlano di affari e di erba pipa: ma nell’autobus CS è vietato fumare… bisognerà aspettare l’arrivo! E Soffiatromba, nell’autobus dei  Tuc un po si disperano dell’austerità, avrebbero voluto stare coi Baggins, ma per tutti ora è veramente ora di pranzo e manca poco all’arrivo a Serrara Fontana. Le curve che portano alla cima dell’isola fanno un po disperare gli Hobbit, stanchi decisamente del viaggio… ma tutto è concesso in questa festa di Bilbo! Gli autobus si fermano, non è possibile più proseguire, si va a piedi! O meglio, si può andare anche a cavallo, volendo! TUTTI GIÙ!

Sono le 18.00 e la carovana Hobbit (a piedi) si incammina nel primo tratto in salita (ripida). Molti si stanno lamentando seriamente delle condizioni inumane di questo viaggio, ma è evidente che non hanno mai affrontato un’avventura…troppo poco predisposti alla scoperta, così pensa Bilbo. Una parte di loro continua a salire le stradine strette a piedi, altri decidono di fittare dei cavalli in un maneggio limitrofo, altri si lamentano e si fermano, e non vogliono proseguire. Si sta facendo buio, e volente o nolente, tutti, stremati, anche un po Bilbo, si trovano sulla cima del Monte Epomeo, e la vista è magnifica, e trovano un banchetto imbandito e succulento con tacchini, polli, verdure, torte, formaggi in grande forme ed ogni tipo di ristoro per le povere pance Hobbit!

L’eremo alle loro spalle è illuminato a festa, così come anche le loro teste in alto, con lanterne colorate: è arrivato il momento tanto atteso: il doveroso discorso di Bilbo. Però prima, la musica: “La ‘ndrezzata” inizia a suonare canti tradizionali di Hobbit Ischitani, per tutta la durata della cena, fino al momento in cui Bilbo si alza in piedi:

Miei cari Baggins e Boffin! Tuc e Brandibuck! Scavari! Paffuti! Soffiatromba! Bolgeri! Serracinta! E Tronfipiede! Oggi è il mio centoundicesimo compleanno! Ahimé, centoundici anni di vita non sono sufficienti in mezzo a della gente così straordinaria e ammirevole. Conosco la metà di voi solo a metà e nutro per meno della metà di voi metà dell’affetto che meritate. Io… Io ho da fare. Ho rimandato troppo a lungo. Mi duole annunciare che questa è la fine! Io me ne vado. Vi saluto dal più profondo del cuore. Addio!

Idea: Maria Funiciello

Testo: Mena Del Deo

Ispirazione: Il Signore degli Anelli, “Una festa a lungo attesa”

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