Conferenza Stampa, 2 Dicembre 2014

Ieri si è tenuta a Londra la conferenza stampa de “La Battaglia delle cinque armate”, un incontro molto interessante dal punto di vista descrittivo dell’opera cinematografica, ma anche una sorta di “chiusura” della saga della Terra di Mezzo, con la dichiarazione di Peter, che non lascia molte speranze su nuovi film tratti dai libri del Professore.

Ecco la sbobinatura dell’intervista del sito (grazie sopratutto alla redazione per averla tradotta in tempi brevissimi) badtaste
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Il cast ha iniziato parlando della fine di un’esperienza durata (per molti) più di 16 anni. Orlando Bloom ha cominciato:

E’ folle pensare che avevo 21 anni quando sono stato scritturato e ora ne ho 37. Spero che Peter si senta realizzato, perché anche io mi sento così; sono davvero molto onorato di aver fatto parte di questo viaggio.

Ian McKellen ha parlato del suo addio a Gandalf e dello scopo di questi film:

Io ho detto addio a Gandalf nel 2000 in Nuova Zelanda, eppure siamo nel 2014 e la cosa continua ad andare avanti e avanti. […] Sono rimasto molto impressionato dall’età dei ragazzini che ieri sera si sono accampati per salutarci e alcuni di loro non erano neanche nati il secolo scorso quando abbiamo iniziato con questi film. Il nostro lavoro è parte della loro vita. E cosa facciamo a fare questo lavoro senza che questi film abbiano un effetto sulle persone? Quei ragazzi mostreranno i film ai loro figli, film che diventeranno classici. E’ una sensazione magnifica, quindi questa non è la vera fine, è soltanto l’inizio. Ora si potranno vedere tutti e sei film di seguito e sarà un’esperienza tutta nuova.

“24 ore di gioia” ha aggiunto Peter Jackson facendo ridere il pubblico in sala. La produttrice Philippa Boyens ha poi aggiunto:

E’ stata una fortuna poter fare Il Signore degli Anelli per primo, perché credo che se fosse successo il contrario Lo Hobbit non sarebbe stato lo stesso, forse sarebbe stato un po’ più per bambini. […] Quello che adoro ora, ad esempio, è il rapporto tra Gandalf e Galadriel: nel film accorre in suo aiuto e quindi, quando nel Signore degli Anelli le viene detto della morte di Gandalf, la scena assume tutto un altro effetto. Sarà un’esperienza molto speciale per chi vedrà il film in ordine.

E’ davvero la fine della Terra di Mezzo? Peter Jackson è apparso piuttosto deciso:

Abbiamo ancora l’edizione estesa a cui badare, che sarà davvero fantastica. Andrò in Nuova Zelanda l’anno prossimo per 4-5 mesi per montarla e sarà molto divertente, non vedo l’ora. Per rispondere all’altra domanda, diciamo che è soprattutto una questione legale: la Tolkien Estate è proprietaria degli scritti di Tolkien. I diritti di sfruttamento cinematografico di Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli vennero venduti dal Professore alla fine degli anni sessanta ma sono stati gli unici due lavori a essere venduti quindi, senza la cooperazione della Tolkien Estate, non è possibile che vengano fatti altri film.

Sul discorso dell’HFR dopo l’esperienza di questa trilogia:

Sì, credo tutt’ora che sia la migliore soluzione per vedere film. Dopo il primo film, sono tornato in sala montaggio per sistemare la color correction con alcuni espedienti pere attenuare l’effetto straniante. Molta gente criticò il primo film e in parte capisco perché, quindi ho lavorato sugli ultimi due per dare un aspetto diverso e più texture, cosa che mi dispiace non aver fatto per il primo.

Tornando alla questione principale, cento anni fa i film erano in bianco e nero, muti, con 16 frame al secondo. Tra 100 anni dubito che i film saranno a 24fps e in 2D, la cosa è certa, da qui a 100 anni qualcuno dovrà pur fare ulteriori passano in avanti. Infine c’è da considerare che c’è molta competizione con gli altri strumenti di fruizione del pubblico: iphone, ipad e così via, sta diventando un problema serio per l’industria ed è necessario convincere le persone a uscire di casa e andare al cinema; il compito di un regista secondo me è quindi guardare alla tecnologia per trovare il modo di rendere più eccitante l’esperienza cinematografica.

Chiamati a scegliere il film preferito dell’intera esalogia, Evangeline Lilly e Ian McKellen hanno scelto La Compagnia dell’Anello, Richard Armitage e Martin Freeman, invece, Le Due Torri. Peter Jackson ha invece spiegato di andare particolarmente fiero della sequenza del fosso di Helm nelle Due Torri.

Sul messaggio dei film si sono pronunciati in molti, ad esempio Martin Freeman:

Il messaggio è molto chiaro: nel mondo reale gli eroi non sono vichinghi alti due metri e Hollywood questo spesso non ce lo dice, ecco perché è sorprendente che Bilbo possa essere un eroe. Sappiamo benissimo che tutte le persone che incontriamo, che sono fonte di ispirazione per noi, non assomigliano per niente a Dolph Lundgren (non me ne voglia, Dolph è un grande).

E’ intervenuto Ian:

In Nuova Zelanda c’è un memoriale di guerra per i caduti in ogni villaggio, a volte con statue, e sono tutti uomini ordinari. Credo che questo sia molto commovente. Nel Signore degli Anelli Frodo non torna a casa, ma Bilbo sì. Quindi in un certo senso Lo Hobbit ha un finale più felice.

Chiamato a esprimere un parere sulla performance/motion capture, l’ormai guru Andy Serkis ha spiegato:

Credo che abbia un grande futuro: è un connubio perfetto tra performance e arte. Cresce e si diffonde oramai autonomamente e in vari modi come una ivera e propria cultura coi propri aspetti: ad esempio quando sono tornato nel Regno Unito mi sono accorto che la WETA ha sviluppato un modus operandi unico, un modo di trasportare la performance su un personaggio-avatar senza precedenti e che può essere trasmesso in tutto il mondo. […] Per rispondere alla domanda in modo più personale, invece ti dico che dirigerò Il Libro della Giungla e che per quello creeremo dei quadrupedi. La gente mi dice: “Ma non è possibile, come fanno le pantere e le tigri a essere interpretate da umani?”. Noi stiamo cercando di smontare questa convinzione e trovare un modo per lasciare il segno “umanizzando” in un certo senso gli animali. La rivoluzione sta proprio in una combinazione: gli effetti visivi amplificano e rendono vivi personaggi come Smaug e Gollum; c’è una connessione umana, puoi avvertire l’emozione, tutte le scelte che fa l’attore sul set sono lì, gratuitamente, e possono essere trasferite per una resa senza precedenti.

Un giornalista ha alluso poi al fatto che Beorn sia stato molto sacrificato nel secondo film, e poi ha aggiunto: “A Berlino l’anno scorso mi hai detto che Beorn avrebbe più spazio in questo film, e invece non è stato così“. Peter ha risposto, scatenando ilarità nel pubblico e nel cast: “Oh, immagino che te l’abbia detto un sosia” e ha chiarito:

Beorn nel libro è un personaggio che arriva alla fine della battaglia, quindi in realtà il film non si discosta troppo dal romanzo. Noi abbiamo girato qualcosa in più, la versione estesa che durerà circa 30 minuti conterrà decisamente molto più Beorn.

Ian McKellen sull’eredità dei film:

Peter ha girato una serie di film classici, non si tratta di un franchise, ma di una serie di storie legate. Uno degli aspetti che leggo tra le righe di ogni domanda è: “Com’è stare nella Terra di Mezzo?”. Ed è comprensibile, perché ieri sera pensavo: “Wow, vorrei tanto visitarla” e subito dopo: “Un momento, ma io c’ero”, o meglio, il mio personaggio era lì. La Terra di Mezzo è nei nostri cuori! Siamo stati fortunati, ancora più del regista che guarda tutto da un monitor: noi eravamo lì, sull’erba, con il vento che ci soffiava tra i capelli.

Peter Jackson lo ha interrotto, suscitando ancora una volta diverse risate: “E, occasionalmente, green screen“. L’interprete di Gandalf ha infine concluso:

Oh, c’è molto meno green screen di quanto la gente creda. Noi eravamo davvero lì.

 
(Le foto sono della redazione di badtaste.it)

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