Note e ricordi nell’anniversario della morte del professor J.R.R. Tolkien
Questa data rappresenta per tutti gli amanti della letteratura Tolkeniana quasi un momento di sacralità, un ricordo vivo attraverso i suoi scritti. L’amicizia, la lealtà, l’amore, il coraggio, ma soprattutto la compassione, sono quei valori che rendono la vita una sfida quotidiana: riflettersi negli altri, nei loro dubbi, nelle loro incertezze. Questo è J.R.R. Tolkien, senso di appartenenza, gioia.
Brevi cenni biografici
J.R.R. Tolkien fu un importante studioso della lingua Anglo-sassone; più propriamente fu Professore di antico-inglese dal 1925 al 1945 nei college Rawlinson and Bosworth e fu professore alla cattedra di Oxford di lingua e letteratura Inglese dal 1945 al 1959.
Nel 1972 Tolkien ricevette la laurea honoris causa all’Università di Oxford e fu insignito dalla regina Elisabetta dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico.
A diciotto anni si innamorò di Edith Bratt, ma il suo tutore, Padre Morgan, gli impedì di vederla e di scriverle fino ai ventuno anni. Tolkien si immerse quindi anima e corpo nello studio dei classici, dell’antico inglese e delle lingue germaniche, all’Exeter College, presso cui aveva vinto, nel 1910, una borsa di studio.
Nel 1913 J.R.R. Tolkien tornò con Edith, e nel 1915 gli fu conferito il titolo di Bachelor of Arts all’Exeter College di Oxford. Poco prima di partire per il fronte, il 22 marzo 1916, si sposò con Edith. Diventò Master of Arts nel 1919, dopo che gli fu concesso il ritorno in patria dalla guerra a causa di continua malattia.
Specializzato nel dialetto medievale dell’Inghilterra centro-occidentale, di cui era originaria la sua famiglia, tradusse e commentò molti testi antichi di importanza letteraria riconosciuta. Fu soprattutto tra il 1920 e il 1930 che scrisse nuovo materiale e perfezionò quello già prodotto negli anni precedenti a partire dal 1917, gettando le basi del legendarium.
Nel 1937 pubblicò “Lo Hobbit”, che seppure fosse una opera di narrativa per un pubblico decisamente giovane, gettò le basi per la stesura di tutto il materiale che J.R.R. Tolkien stesso aveva prodotto fino ad allora, e su richiesta dell’autore (all’epoca HarperCollins), mise in moto tutta la macchina del suo legendarium per pubblicare in tre volumi “Il Signore degli Anelli”, tra il 1954 e il 1955.
Già nei primi anni del XX secolo, Tolkien ideò una lingua artificiale, il Quenya, ispirandosi in parte al finlandese. Fu proprio l’invenzione di questa lingua che spinse l’autore britannico ad immaginare un popolo che potesse parlarla, la sua storia e la sua evoluzione. Fu così che nacquero gli Elfi. Col passare degli anni, Tolkien utilizzò il medesimo processo creativo per creare e sviluppare le storie di tutte le razze che popoleranno il mondo dell’autore in quasi tutti i suoi romanzi.
Tolkien esprime con chiarezza i suoi intenti creativi e il suo approccio narrativo nel saggio Sulle fiabe (On Fairy-Stories del 1947, pubblicato in italiano nei volumi Albero e fogliae Il medioevo e il fantastico) e in alcune delle lettere raccolte da Humphrey Carpenter e dal figlio dell’autore Christopher nel volume La realtà in trasparenza (The Letters of J.R.R. Tolkien, 1981). Il mondo in cui è ambientato Il Signore degli Anelli nasce dalla passione dell’autore per la filologia e per la lingua e la letteratura anglosassone («Iniziai con il linguaggio e mi ritrovai ad inventare leggende dello stesso sapore») e dal desiderio di creare una mitologia originale inglese che, pur artificiale, colmasse, nell’immaginario collettivo, la carenza che egli ravvisava in quella storica
«Fin da quando ero piccolo la povertà del mio amato paese mi rattristava: non possedeva delle storie veramente sue. […] Desideravo creare un insieme di leggende più o meno connesse fra loro, dalle più complicate e cosmogoniche fino alle favole romantiche… e volevo semplicemente dedicarlo all’Inghilterra, al mio paese.»
J.R.R. Tolkien
Iniziò così a prendere corpo l’insieme di racconti, miti, storie, ballate, canzoni e annotazioni sulla Terra di Mezzo che vennero successivamente raccolti dal figlio Christopher nel Silmarillion e nei dodici volumi di The History of Middle-earth (La storia della Terra di Mezzo, quasi totalmente inedita in italiano).